giovedì 25 Aprile, 2024 - 12:21:00

Economia e identità nell’Arberia tarantina del bene etno -antropologico

Maria Piccarreta, Maria Teresa Alfonso, Pierfranco Bruni

L’Arberia Tarantina resta nella storia. Oggi solo San Marzano ha mantenuto fede ad alcuni codici di identità. La Fede (la “Besa”) è una tradizione nella storia di un popolo. Ma l’Arberia tarantina era molto estesa e comprendeva un’area geografica abbastanza vasta. Il Convegno che si svolgerà a San Marzano il prossimo 21 dicembre è un punto di riferimento importante che vede insieme la scuola la Soprintendenza di Lecce e il Comune.
La storia del popolo arbereshe (italo – albanese) è una storia che trova nelle identità delle culture mediterranee una chiave di lettura fondamentale. Realtà meridionali che hanno sempre avuto contatto con il mare nonostante gli stanziamenti interni delle popolazioni arbereshe. In fondo gli albanesi, ieri come oggi, venivano e vengono dal mare. I paesi che registrano usi, costumi, lingua, tradizione e storia arbereshe in Italia sono 50. In Puglia ce ne sono tre.

Nella sola Calabria ci sono 33 comunità arbereshe. I beni culturali, (il patrimonio culturale in senso più generale) di questi paesi, rappresentano una chiave di lettura per un processo non solo di conoscenza ma soprattutto di valorizzazione e di fruizione sia sul piano scientifico che didattico – pedagogico.
La conoscenza del loro patrimonio è conoscenza dei territori nei loro elementi di raccordo tra passato e presente e tra presente e sviluppo culturale. dalla tradizione ai processi informativi. Un percorso che interessa la loro identità e la loro antica e attuale presenza nei territori. Sono interessati Regioni come la Puglia, la Calabria, la Sicilia, La Basilicata, la Campania, il Molise, l’Abruzzo.

Nell’antica Terra d’Otranto ci sono alcune sottolineature da cesellare. In Puglia, dunque, vi sono tre comunità Arbereshe (italo – albanese). Una in provincia di Taranto, San Marzano di San Giuseppe, e le altre due in provincia di Foggia: Chieuti e Casalvecchio di Puglia. Cultura popolare e identità etnico – linguistica, qui, si intrecciano. Un processo di civiltà che ha come fondamento storico il valore della tradizione. Sono territori che risultano interessati da una cultura “minoritaria” ma che hanno una grande valenza antropologica.


San Marzano di San Giuseppe è una di quelle comunità etnico – linguistiche, la cui lingua Arbereshe è un patrimonio da tutelare e salvaguardare nell’ottica di modelli di conoscenza e di studio.
Si fa sempre più interessante riconsiderare le minoranze etnico – linguistiche. La tutela dell’identità nazionale e della lingua italiana è, chiaramente, un punto fermo. C’è una varietà di geografie territoriali che pone in evidenza il problema. Nel Sud: dal provenzale al grico, dallo slavo all’arbereshe. Ci sono connotati storici che vanno ricontestualizzati e ci sono elementi identitari sui quali occorre riflettere. Tra queste minoranze, quella Arbereshe ha una sua valenza più corposa. Nella Chora tarantina c’è una scacchiera che presenta tasselli importanti.
Va dato chiaramente anche uno sguardo a quei paesi della Puglia ionica che hanno perso la lingua e la tradizione Arbereshe. Hanno un’origine italo – albanese, infatti, alcuni paesi della provincia di Taranto, i quali si caratterizzavano per le forme di rito greco – ortodosso. Tra questi paesi si annoverano comunità come Carosino, Faggiano, Monteiasi, Montemesola, Monteparano, Roccaforzata, S. Crispieri, San Giorgio Jonico. Sono paesi che hanno perso la loro identità albanofona e le testimonianze risalenti ad una cultura Arbereshe sono ben poche.

Solo San Marzano di San Giuseppe ha mantenuto una tradizione Arbereshe che è, comunque, oramai, anch’essa ben diversa da un percorso culturale e religioso greco – ortodosso. La sua eredità italo – albanese ha una consistenza storica, che non va dispersa e va difesa perché è parte integrante di un processo culturale ed esistenziale.
San Marzano non può essere studiato soltanto dal punto di vista demo – antropologico. La realtà che presenta si inserisce in un quadro sistematico di recupero del bene culturale come espressione di un patrimonio da tutelare e da valorizzare. Ha sempre costituito un punto di riferimento e di aggregazione tra la Lucania, la Puglia, la Calabria e la Campania. In Campania c’è un solo paese Arbereshe. Si tratta di Greci, in provincia di Avellino. E’ stato sino al 1860 provincia di Foggia.

Ancora oggi, San Marzano è il paese con il più alto numero di abitanti rispetto a tutti gli altri che coprono l’Arberia. La Calabria, invece, presente il più grosso numero di paesi Arbereshe. Ve ne sono ben 33. La Puglia, geograficamente, costituisce un territorio cerniera. Ieri (quando gli albanesi vennero in Italia, intorno al XV secolo) come oggi rappresenta un’area di frontiera. Queste comunità (San Marzano è un esempio) non sono solo una testimonianza storica ma tracciano un percorso identitario, attraverso il quale approfondire le radici e le ragioni di una diaspora. Il mondo albanese ci appartiene dentro questa immensa anima mediterranea.
Non sono solo identità, i beni culturali, di una memoria che racconta la storia di una civiltà che è ormai solo memoria. Sono il tracciato di un futuro che si legge sulla dimensione di un rapporto fondamentale, appunto, tra cultura, economia e sviluppo. Solo così questi paesi arbereshe potranno continuare a raccontare storia e a difendere un patrimonio strutturale, antropologico, di idee. La storia dei paesi arbereshe è nella nostra capacità di saperla tutelare e valorizzare attraverso i simboli che sono costituiti dalle strutture. Le strutture sono i veri testamenti di una comunità. Sono i testamenti reali che segnano il futuro.

La Puglia come la Calabria, in particolare, o la Basilicata o la Sicilia o il Molise le altre due Regioni difendono il patrimonio delle minoranze non dimenticando i valori dell’Unità e delle identità di una tradizione che racconta le sue diverse storie. Gli arbereshe sono storia, tradizione cultura. Il loro patrimonio si innesca in una visione ampia sul piano identitario. Resta, comunque, fondamentale il rapporto tra i paesi che tuttora praticano la lingua arbereshe e quei paesi che hanno perduto usi, tradizioni e costumi oltre che la stessa lingua.
Gli albanesi si stanziarono nel territorio della Magna Grecia. Una verifica che potrebbe aprire interessanti tracciati. E’ su questo che stiamo lavorando per una verifica sia sul piano storico sia sul piano antropologico sia su quello prettamente etno – archeologico. I paesi dell’Arberia Tarantina sono dentro una precisa interpretazione archeologica e antropologica. San Marzano resta un riferimento di quell’albanesità che va recuperata e reinterpretata ma anche le altre comunità che sono state parte integrante della cultura albanese vanno ricontestualizzate e riconsiderate.

Pierfranco Bruni

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Notizie su Pierfranco Bruni

Pierfranco Bruni
E' nato in Calabria. Ha pubblicato libri di poesia (tra i quali "Via Carmelitani", "Viaggioisola", "Per non amarti più", "Fuoco di lune", "Canto di Requiem", "Ulisse è ripartito", "Ti amero' fino ad addormentarmi nel rosso del tuo meriggio"), racconti e romanzi (tra i quali vanno ricordati "L'ultima notte di un magistrato", "Paese del vento", "Claretta e Ben", "L'ultima primavera", "E dopo vennero i sogni", "Quando fioriscono i rovi", "Il mare e la conchiglia") La seconda fase ha tracciato importanti percorsi letterari come "La bicicletta di mio padre", "Asma' e Shadi", "Che il Dio del Sole sia con te", "La pietra d'Oriente ". Si è occupato del Novecento letterario italiano, europeo e mediterraneo. Dei suoi libri alcuni restano e continuano a raccontare. Altri sono diventati cronaca. Il mito è la chiave di lettura, secondo Pierfranco Bruni, che permette di sfogliare la margherita del tempo e della vita. Il suo saggio dal titolo “Mediterraneo. Percorsi di civiltà nella letteratura contemporanea” è una testimonianza emblematica del suo pensiero. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Ha ricevuto diversi riconoscimenti come il Premio Alla Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per ben tre volte. Candidato al Nobel per la Letteratura. Presidente Commissione Conferimento del titolo “Capitale italiana del Libro 2024“, con decreto del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano del 28 Novembre 2023.

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