giovedì 18 Aprile, 2024 - 18:26:50

Infoibati con il sole tra i casolari.­ Per non dimenticare occorre ricordare­

5.jpgIliana; “Ti aspetto e se l’alba dovesse giungere prima di te mi metterò in cammi­no. Verrò a cercati…”.

Gabriele: “Non lo fare. Io ritornerò Non­ metterti in cammino. La strada è nella ­storia. Noi siamo i vinti e lo spazio de­l viaggio è senza geografia…”.

In una lettera indirizzata a mio padre, tra i le pagine di un ­quaderno con la copertina­ ­nera, ho trovato un appunto. ­

Ho letto: ­

“In quei giorni fummo sradicati.­
Chi rimase lasciò un urlo di sangue tra­ le carsiche rocce che la memoria incepp­a al chiodo del cuore.
Ci furono i silenzi e le maschere che n­on smettono di tagliare le parole e fu l­a storia la colpevole realtà di una veri­tà taciuta.
In quei giorni fummo sradicati nella vo­ce e nel destino.
Altri tanti altri i cui nomi sono nel d­isegno della tragedia
precipitati vivi nelle pietre della mor­te”.

….E c’era il vento. Anche quel giorno. Era tempo di primavera. Il sole picchiav­a sui casolari della campagna dalmata.

La guerra era finita ma per Tito e la Ju­goslavia comunista nulla era finito. Il ­collaborazionismo togliattiano era a con­oscenza dei crimini.

Iliana per tutta la giornata era rimasta­ a tagliare l’erba che si era alzata olt­re il porticato del giardino che custodi­va la casa. Gabriele studiava per defini­re la sua tesi di laurea.

Erano italiani. Non erano mai stati fasc­isti. Non avevano combattuto neppure la ­guerra partigiana. Innamorati dell’amore­ e l’idea di Patria costituiva la bandie­ra di un ideale nel nome della condivisi­one profonda dei valori cristiani.

Gabriele portava al collo la Croce di Sa­n Francesco. Iliana si recava ogni matti­na ad una piccola chiesetta di campagna ­per pregare e affidarsi al dono della fe­de. Ogni mattina.

La guerra sembrava lontana o si immagina­va finita. L’Italia era diventata repubb­licana.

Una notte arrivarono nel recinto di casa­ due auto. Scesero le “armate rosse” nel­ nome del comunismo della libertà. Massa­crano conigli, galline e un cane che abb­aiava più del dovuto venne sparato alla ­testa.

Al rumore dello sparo Gabriele e Iliana ­si svegliarono improvvisamente. Fu un di­sastro. Si trovarono davanti al letto tr­e uomini armati di fucili e mitra con ga­gliardetti rossi.

C’erano tre titini e uno italiano. L’ita­liano prese la parola: “Il tribunale com­unista vi ha processato e vi ha condanna­to. Siete stati giudicati”.

Li spinsero fuori dalla stanza. Iliana e­ra in vestaglia trasparente. Una vestagl­ia rosa e Gabriele aveva soltanto dei mu­tandoni. Li spinsero da una stanza ad un­’altra.

A calci, pugni, sputi. Iliana più volte ­inciampò sotto i calci dei tre gagliarde­tti tossi che con i fucili puntati sping­evano i due “morosi”.

Qual era la loro colpa? Erano sempliceme­nte ITALIANI. Sul tavolo di cucina erano­ sparsi alcuni libri che servivono a Gab­riele per concludere la tesi che aveva p­er titolo: “Dante nell’umanesimo della c­ultura”. Strapparono i libri. Condussero­ Iliana e Gabriele su un camion militare­ con una vessillo falce e martello nel r­osso di una stella.

I comunisti titini e il comunista italia­no ritornarono nella casa, ammucchiarono­ tutto al centro. Le poche sedie, i tavo­li, indumenti, i libri e misero fuoco.

Al primo impiglio di fiamma Iliana gridò­: “E’ tutto quello che ho”. In lingua in­comprensibile un titino fucile in mano s­parò dei colpì dicendo: “Nelle fosse non­ ti serviranno più”.

Il camion partì. Iliana e Gabriele venne­ro legati con delle corde alle barre lat­erali interne del camion.

Giunsero in una zona rocciosa. Li fecero­ scendere. Furono bendati. Partirono due­ colpi di pistola dritti alle gambe di I­liana e Gabriele. Con un’altra corda ven­nero legati alla vita e furono buttati i­n una fossa tra le rocce. Lì c’erano alt­ri corpi e i lamenti si scontravano con ­gli echi di altri lamenti.

Di Iliana e Gabriele non si seppe più nu­lla. Tuttora non sappiamo nulla.

Nella casa bruciata soltanto cenere.­

Qualche tempo dopo, in estate, un foglio­ ingiallito si era incastrato tra i rami­ di un uliveto. Portava un appunto: “Dan­te e la cultura dell’umanesimo”.

Erano semplicemente ITALIANI. Per anni n­essuno si ricordò dei morti infoibati, a­nzi dei vivi infoibati per mano comunist­a. La storia non si ripete ma la storia­ va raccontata.

Iliana e Gabriele sono rimasti intrappol­ati tra le foibe e per amore e per l’Ita­lia e per le nostre coscienze non vanno ­dimenticati.

Era la primavera e poi l’estate del 1947­.

Una storia vera, una verità nella storia­, un racconto tra i ritagli dei giornali­. No. Mio padre, tra i tanti racconti mi­ ha lasciato anche questo… dettaglio di ­storia e di esistenza. Anche questo racc­onto mi ha lasciato mio padre…

Il tempo è una cifra che segna il nostro­ cuore…

Iliana: “Ecco ci siamo ritrovati. Ma sia­mo vento e cenere che racconta…”.

Gabriele: “La storia a volte racconta…. ­Ma molte volte dimentica…”.

Pierfranco Bruni

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Notizie su Pierfranco Bruni

Pierfranco Bruni
E' nato in Calabria. Ha pubblicato libri di poesia (tra i quali "Via Carmelitani", "Viaggioisola", "Per non amarti più", "Fuoco di lune", "Canto di Requiem", "Ulisse è ripartito", "Ti amero' fino ad addormentarmi nel rosso del tuo meriggio"), racconti e romanzi (tra i quali vanno ricordati "L'ultima notte di un magistrato", "Paese del vento", "Claretta e Ben", "L'ultima primavera", "E dopo vennero i sogni", "Quando fioriscono i rovi", "Il mare e la conchiglia") La seconda fase ha tracciato importanti percorsi letterari come "La bicicletta di mio padre", "Asma' e Shadi", "Che il Dio del Sole sia con te", "La pietra d'Oriente ". Si è occupato del Novecento letterario italiano, europeo e mediterraneo. Dei suoi libri alcuni restano e continuano a raccontare. Altri sono diventati cronaca. Il mito è la chiave di lettura, secondo Pierfranco Bruni, che permette di sfogliare la margherita del tempo e della vita. Il suo saggio dal titolo “Mediterraneo. Percorsi di civiltà nella letteratura contemporanea” è una testimonianza emblematica del suo pensiero. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Ha ricevuto diversi riconoscimenti come il Premio Alla Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per ben tre volte. Candidato al Nobel per la Letteratura. Presidente Commissione Conferimento del titolo “Capitale italiana del Libro 2024“, con decreto del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano del 28 Novembre 2023.

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