sabato 09 Novembre, 2024 - 19:48:58

Festa del Patrono “la piazza si trasforma”

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Foto: Passionescatto da www.italiainfoto.com

(…) Gli anni Cinquanta sono gli anni della piazza. Col tempo la piazza come “luogo” e dimensione esistenziale non sarà più la stessa. Passando per la piazza i nostri Uomini diranno a loro stessi: «In piazza non c’è anima viva! » quasi a voler sottolineare che la piazza è morta. La piazza è spenta.
L’evento che “illumina” la piazza è la festa patronale. Il paese risorge col Santo Patrono. Il personaggio più amato e più longevo del paese è San Giovanni Battista. La piazza si trasforma, come per incanto, in un intreccio di luci, musica e colori. E’ uno spettacolo nello spettacolo: bandisti che suonano sulla «cassa armonica»; baristi indaffarati a vendere gelati, gazzose, chinotti e grattuggiate; venditori intenti a rifilarti lo zucchero filato e le cupete; vinai e locandieri che aprono le porte delle loro cantine agli eterni scapoloni, consacrati per l’occasione della festa a mangiare e a bere pillole di cucina e sciroppo di cantina, ovvero purpètti (polpette) e mièru (vino, dal latino mèrus).

Nel tardo pomeriggio il paese inizia a respirare aria di festa e di carbùriu (acetilene). La banda musicale, infatti, inizia a percorrere le vie di Maruggio non prima delle ore 18.

Le caffetterie e le gelaterie si affollano non prima delle 20. A ridosso dei marciapiedi, intanto, si sono sistemati i venditori ambulanti con le loro sciancate e ispide bancarelle di caramelle, pesciolini alla liquirizia, noccioline americane, lupini, spade di latta, palle di pezza, bambole di pezza. Quasi tutta la mercanzia esposta per i bimbi è fatta di pezza.
Le poche giostre vengono assediate dai bambini accompagnati dai genitori.
Il santo Patrono è appena uscito, alla chetichella, dalla porta principale della chiesa. La processione inizia il suo cammino: le confraternite, i fedeli, i fedelissimi, le bizzoche, le catechiste, le monache e il parroco che precede la statua del Santo, sistemata sul piccolo trono color oro portato a spalla da prestanti giovanotti vestiti a festa. Dietro San Giovanni sta impettito il sindaco con la fascia tricolore, la giunta municipale al completo, il maresciallo dei carabinieri, il capo guardia e le altre autorità del paese. In coda al lungo corteo sta la piccola banda del paese che “attacca” inni religiosi popolari. Chiude la processione una massa di gente che via, via lievita raccogliendo per le strade le persone che sostano sulla soglia delle loro case in attesa che passi il Patrono.

Dopo il lungo e tortuoso percorso… il prete, le monache, le autorità, i bandisti ed il popolo non nascondono i volti visibilmente stanchi.
Dopo la processione, la messa, la baldoria, i fuochi pirotecnici, è la fine della festa. (…)

Brano tratto dal libro di Tonino Filomena “Paese nostro povero ma bello (Gli anni Cinquanta) – Volti e luoghi di Maruggio in bianco e nero”.

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