L’accusa è di concussione in concorso con Archinà e Riva
ILVA, VENDOLA INDAGATO – In particolare, il direttore dell’Arpa Giorgio Assennato ed i suoi funzionari Blonda e Giua, avevano proposto nel giugno dl 2010 di ridurre e rimodulare il ciclo produttivo dello stabilimento siderurgico in virtù dei risultati peroccupanti dei campionamenti sulla qualità dell’aria che avevano evidenziato valori estremamente elevati di benzoapirene. Secondo i magistrati della procura ionica, il presidente Vendola avrebbe costretto Assennato a modificare la posizione sull’Ilva minacciandolo di non confermare il suo incarico alla direzione dell’Arpa (in scandenza a febbraio 2011). Vendola lo avrebbe quindi costretto ad ammorbidire la posizione dell’Arpa permettendo così ad ilva di continuare a produrre ai massimi livelli, come fino ad allora era avvenuto.
L’INCHIESTA – In un incontro del 22 giugno 2010 con gli assessori Fratoianni e Losappio, il capo Gabinetto alla Regione Francesco Manna ed il dirigente Davide Pellegrini, alla presenza dell’uomo Ilva Archinà, il presidente Vendola, dopo aver fortemente criticato l’operto dell’Arpa, avrebbe ribadito che in nessun caso l’attività produttive dell’Ilva avrebbe dovuto subire ripercussioni. Quasi un mese dopo, nel corso di una riunione con Emilio e Fabio Riva, il direttore Capogrosso ed Archinà, Vendola avrebbe convocato Assennato lasciandolo attendere fuori dalla stanza.
LA STORIA DELL’ASSESSORE – In quell’occasione Assennato sarebbe stato inoltre ammonito dal dirigente all’Ambiente Antonello Antonicelli, su incarico di Vendola, a non utilizzare i dati tecnici “come bombe carta che poi si trasformano in bombe a mano”. Nell’inchiesta sono coinvolti per favoreggiamento personale il consigliere regionale Donato Pentassuglia, gli assessori regionali alle politiche giovanili Nicola Fratoianni ed all’ambiente Lorenzo Nicastro, i dirigenti della Regione Antonicelli, Manna, Pellegrino ed anche il direttore dell’Arpa Giorgio Assennato, il direttore scientifico dell’Arpa Massimo Blonda.
Fonte: ANSA