sabato 27 Luglio, 2024 - 1:35:11

La mater e il paese nella poesia infinita di Pierfranco Bruni: una favola

Il viaggio nella memoria diventa “La favola infinita” in Pierfranco Bruni
Una palpitante unità organica sostiene la successione di immagini e sentimenti che la poesia accoglie e testimonia con pregnanza semantica.
Di memoria, di rimembranza è pervasa “La favola infinita” edizione Macabor, con Prefazione di Marilena Cavallo.

Un delicato arpeggio d’insondabili profondità.
D’attese, nostalgie, Pierfranco Bruni ripercorre i sentieri che dal presente vanno al passato, i paesaggi dell’anima e gli umbratili orizzonti di ricordi, ricordi non friabili ma fisica presenza che dà senso alla vita perché capacità, volontà, dovere di rievocazione ed ascolto.
Il tempo scorre sul verso filtrando le emozioni, diviene favola di un’infanzia immersa nel calore familiare e nei vicoli di un paese mai dimenticato, anzi, fortemente radicato.

È nel cavo della mano, custodito l’alito, nella poltrona l’impronta che accogliendo culla, è nei foulard intrisi di profumo di violetta che riaffiorano carezze e voci, e le parole, creature viventi, rimangono sospese tra i rami della vecchia palma della casa antica.
Nel silenzio fragile si consumano solitudini e le ore scandite lentamente divengono struggente compagnia, risonanza di un tempo interiore che ascolta l’assenza frantumando in istanti preziosi quel perduto mai perso.
Sono poesie che tracciano dialoghi senza fine, intermittenti oscurità e malinconie sgorgano dalle cascate di dolore che alberga l’uomo e dell’uomo il figlio.
La centralità della favola risiede nell’amore incondizionato per la madre, è eco, rifugio, vento, sorgente di grazia. Al di là della siepe la morte non esiste, la poesia è attesa sulla soglia, nodo che imprigiona il battito, sguardo di nuvole cariche di pioggia.

C’era una volta un bimbo, giocava festoso in via Carmelitani, viveva una favola, la favola infinita. Intorno il vocio del mercato confonde ancora oggi l’assenza, la voce argentina e l’allegrezza, la sapienza delle mani rugose.

La favola, la madre, l’Amore eterno. Eterno è il legame, mai logoro, mai stinto, è fiamma che non si spegne.
Ma c’è una favola infinita al di qua della siepe. L’età sorprende, gli anni non si arrendono, i sogni vanno oltre le nebbie, vivono passioni mai sconfitte.
La notte d’esilio vedrà la stella del mattino.
Il viaggio col cuore in tempesta approderà gli sguardi di Calipso.
Il malinconico andare non sarà arreso ma pozzo di chiarità.
“Spesso ignoriamo l’infinito che ci abita”.

Mariangela Costantino

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