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Mamma delfino veglia il suo cucciolo spiaggiato

CAMPOMARINO di MARUGGIO (26/2/2010) – Nessuno potrà dirlo con certezza, ma la circostanza e il contesto sono molto suggestive per non pensare ad una mamma di delfino che ha seguito sino a riva il figlio malato e che dopo la sua morte non ha voluto abbandonarlo a costo di morire pure lei. E’ successo l’altro ieri nel tratto di mare tra Campomarino e San Pietro in Bevagna in contrada Monaco-Mirante. La scena che si è presentata agli occhi di un uomo che passeggiava sulla spiaggia è stata di questo tipo: l’esemplare femmina di quasi due metri nuotava a pochi centimetri d’acqua e sembrava non si volesse allontanare da un cucciolo della stessa specie che era morto sulla spiaggia (probabilmente il figlio). Dopo diverse ore e una gara di solidarietà, mamma delfino è stata salvata in extremis da una squadra composta da militari della guardia costiera e da veterinari della Asl di Taranto. L’animale vivo del peso di un quintale e mezzo che rischiava di fare la stessa fine del piccolo, è stato estratto dall’acqua e trasferito allo Zoo Safari di Fasano dove è stato preso in cura dall’equipe del professore Nicola Zizzo dell’Università degli studi di Bari. Le sue condizioni, dopo un primo periodo di ambientazione nella vasca del delfinario fasanese, sono giudicate buone. Un epilogo felice per una storia tristissima che ha visto come protagonisti un piccolo delfino spiaggiato e la madre che non ha voluto abbandonarlo a costo di fare la stesa fine.

Il primo testimone che li ha visti ha chiamato con il telefonino la guardia costiera che ha inviato sul posto la motonave del vicino distaccamento di Campomarico. E’ toccato poi ai militari, guidati dal maresciallo Damiano Briganti, attivare le fasi successive per il recupero del cetaceo che mostrava chiari segni di sfinimento per l’enorme sforzo che doveva sopportare dovendo nuotare in così poca acqua pur di stare vicino al cucciolo. In zona è poi arrivato il veterinario della Asl di Taranto, Tommaso Dubla che ha constatato il decesso del piccolo e le non buone condizioni dell’adulto che pur spaventato dalla presenza dell’uomo e dello scafo, non si è mai allontanato dalla riva. E’ iniziata quindi la ricerca di un posto dove poter ricoverare una specie simile. Il dottor Dubla ha contattato una decina di centri italiani, da Matera a Bari sino a Milano e Genova, ma nessuno di loro ha dato la disponibilità per accogliere il mammifero in quello stato. Alla fine, su consiglio del professore Zizzo, sono stati coinvolti i responsabili del delfinario di Fasano che hanno accettato l’invito facendosi carico anche del non facile trasporto dell’esemplare.

Gli addetti dello Zoo, giunti con un camion di grosse dimensioni, hanno preparato una barella fatta di uno spesso telo con quattro manici ai bordi. Con quella e con l’aiuto dei militari della Marina si sono poi calati in acqua caricando il delfino il quale si è fatto trascinare senza opporre resistenza. Da lì è stato caricato sul camion dove era stata preparata una grossa vasca piena di acqua marina e trasportato sino a Fasano. Tutte le operazioni sono state coordinate dal comandante di turno della capitaneria di porto di Taranto, tenente di vascello Angelo Oliva. Ad occuparsi del mammifero saranno gli studiosi dell’Università di Bari che oggi effettueranno l’autopsia sull’esemplare morto. «Sul suo corpo e su quello della presunta madre non c’erano segni evidenti di violenza, per cui diventa impossibile fare delle ipotesi prima dell’esame autoptico», dichiara il veterinario Tommaso Dubla che è stato il primo a visitarlo. Impossibile non pensare, comunque, alla recente presenza di schiuma proprio in quel tratto di mare che le analisi effettuate dall’Arpa di Taranto hanno attribuito all’abnorme concentrazione di idrocarburi disciolti in mare.

Nazareno Dinoi


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