sabato 27 Luglio, 2024 - 4:15:28

Manduria (Ta)- Svolta decisiva nelle indagini sulla morte del 40enne fruttivendolo manduriano.| Aggiornamenti

Antonio MassariMANDURIA – Sono 4 le ordinanze di custodia cautelare eseguite, nelle prime ore della mattina odierna, dai Carabinieri della Compagnia Carabinieri di Manduria, sono tutti componenti di una famiglia di Manduria, in mattinata i particolari e i nomi degli arrestati che saranno resi noti nella conferenza stampa che si terrà alle ore 11 nel comando provinciale dei carabinieri di Taranto.

I soggetti, tutti residenti nelle cittadina messapica, padre, madre e due fratelli,  sono stati ritenuti a vario titolo implicati nella morte di MASSARI Antonio  l’ambulante di frutta di quarant’anni che due sconosciuti lasciarono in fin di vita, giovedì 7 febbraio del 2013, davanti all’ospedale Marianna Giannuzzi di Manduria. Il suo cuore si  fermò nella rianimazione del Santissima Annunziata di Taranto dopo nove giorni durante i quali non riprese  mai conoscenza. Massari aveva riportato un grave trauma alla nuca con la frattura della base cranica che gli ha provocò un’emorragia cerebrale.  L’uomo che dopo pochi minuti dall’arrivo in pronto soccorso aveva perso conoscenza, pare che quella sera si fosse recato al mercato della frutta di Oria insieme al fratello dal quale  poi si  separò. Sull’oscuro episodio hanno indagato per più di un anno  i carabinieri della compagnia di Manduria e forse oggi,  finalmente, la svolta decisiva per conoscere i responsabili di quel delitto del 07  febbraio 2013.

Le indagini sono state avviate dai Carabinieri della Compagnia di Manduria nella serata del 07 febbraio dello scorso anno, ovvero poco dopo il ricovero del 40enne MASSARI Antonio, accompagnato da sconosciuti, era giunto con lesioni inizialmente attribuibili ad investimento stradale o percosse. L’uomo  decedeva al Santissima Annunziata alle ore 08:00 del 16 febbraio 21013 senza mai aver ripreso conoscenza e quindi senza aver potuto rilasciare alcuna dichiarazione alla polizia giudiziaria.  Nonostante questa ed altre oggettive difficoltà, gli investigatori, con efficace cadenza e partendo dal rinvenimento della vettura utilizzata da MASSARI Antonio, trovata ancora aperta nei pressi dell’ingresso di un deposito di legna da ardere ubicato nella periferia di Manduria, hanno individuato il teatro dei fatti. L’esercizio commerciale, infatti, è condotto da due donne, rispettivamente moglie e figlia di un noto pregiudicato del posto, attualmente detenuto per associazione di tipo mafioso; qui lavora saltuariamente anche il giovane fidanzato della ragazza. Attraverso una fitta assunzione di informazioni, intercettazioni ed esami del traffico telefonico, si è scoperto che durante il brevissimo arco temporale compreso tra l’arrivo del MASSARI al deposito e quello della sua accettazione in ospedale, circa mezz’ora, proprio il predetto giovane e la vittima si erano incontrati all’interno del deposito ed avevano avuto una discussione, poi evidentemente trascesa. Ad appesantire il lavoro dei militari dell’Arma, un deciso disegno di favoreggiamento personale ad opera delle donne e di un terzo uomo, permeato dal clima di condizionamento probatorio. Per il responsabile è stato disposto il carcere presso la casa circondariale del capoluogo tarantino; gli altri beneficeranno degli arresti domiciliari.

F.F.

 

 

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