sabato 20 Aprile, 2024 - 4:59:10

Maruggio. Omicidio Taurino, urla nella notte ma nessuno ha risposto

Ha chiesto aiuto prima di morire, ma nessuno ha risposto alle urla disperate, uniche armi per l’84enne solo in casa raggiunto da una quindicina di ferite da taglio alla gola e su tutta la parte anteriore del torace e all’addome. Quelle urla hanno scandito il tempo dell’omicidio avvenuto poco dopo le 3,30 nel modesto appartamento di via San Nicolò 48 a Maruggio che la vittima, Angelo Taurino, coltivatore diretto in pensione, occupava da solo. Una strada densamente abitata con case attaccate una all’altra così vicine ma non abbastanza da permettere a qualcuno di rispondere a quelle grida.

Ad ucciderlo sarebbe stato un suo pronipote, Antonio Taurino, 38 anni, disoccupato con una lunga storia di tossicodipendenza di cui sarebbe tuttora succube. E’ stato lui a chiamare i carabinieri dicendo che era andato per accudire il prozio e di averlo trovato in una pozza di sangue ancora vestito, sul letto.

Il movente, secondo gli investigatori, sarebbe il denaro, forse quello della pensione o dei risparmi che l’anziano nascondeva in casa e di cui non s’è trovata più traccia.

Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri della stazione di Maruggio e della sezione operativa della compagnia di Manduria e del nucleo investigativo del comando provinciale di Taranto, il trentottenne, forse accecato dall’ira o sotto gli effetti dell’astinenza, avrebbe cercato di farsi dire dall’anziano parente dove nascondesse il denaro prima di ucciderlo barbaramente e spietatamente con un’arma affilata e a punta. Lui stesso poi, dopo non si sa quanto tempo e aver fatto cosa, avrebbe chiamato i soccorsi restando sulla scena del crimine per tutta la notte inscenando la parte del nipote afflitto dal dolore. Il giovane che abita a pochi metri dalla casa del prozio, presentava una ferita da taglio ad una mano: avrebbe detto di essersela procurata al vetro di una finestra che ha dovuto rompere per entrare nell’appartamento chiuso dall’interno perché il prozio non rispondeva.

La sua versione, lacunosa in più parti, non ha convinto gli investigatori che lo hanno portato in caserma per essere interrogato. Alla presenza di un avvocato d’ufficio nominato dalla Procura dopo che il suo legale di fiducia, Salvatore Taurino, ha rimesso l’incarico per familiarità diretta sia con l’indagato che con la vittima, il trentottenne è stato ascoltato dal procuratore aggiunto Maurizio Carbone e dalla sostituto Rosalba Lopalco. Un lungo interrogatorio ha messo in evidenza numerose contraddizioni nel racconto del sospettato che alle 14 è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto per il reato di omicidio volontario e accompagnato nel carcere di Taranto in attesa della convalida dell’arresto. Ad incastrare il presunto omicida, che ha continuato a dichiararsi innocente, sarebbero state anche alcune tracce trovate in casa dal personale della sezione scientifica dei carabinieri.

I militari hanno raccolto le dichiarazioni di diverse persone, per ora informate sui fatti, fra cui la compagna convivente del 38enne la cui posizione è ancor al vaglio degli inquirenti. Molto potranno dire anche i filmati di alcune telecamere di sorveglianza presenti lungo via Nicolò che potrebbero aver riprese qualche scena interessante.

Il magistrato ha chiesto l’intervento del medico legale Marcello Chironi che ha fatto una prima ricognizione del corpo senza vita del pensionato, individuando una prima ferita, profonda, forse quella mortale, all’altezza della carotide, ed altre su tutto il corpo, da quindici a venti, da una prima stima. Questa mattina Chironi effettuerà una più approfondita visita necroscopica alla ricerca di altre segni prima dell’autopsia la cui data non è stata ancora definita.

Nazareno Dinoi su Quotidiano Taranto

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