sabato 27 Luglio, 2024 - 3:35:36

Oggi 21 gennaio Sant’Agnese la Dama con Agnellino

Ciao io sono Agnese, che in greco, significa casta e pura, e come potrebbe essere il contrario, visto che, pur di seguire la mia strada, ho fatto i salti mortali pur di recarmi ogni santa sera, dopo il tramonto e di nascosto come i vampiri, in qualche domus ecclesiae, cioè le case dove in origine la gente come me si riuniva clandestinamente per celebrare i riti proibiti, il tutto ovviamente in gran segreto che allora c’era l’imperatore Diocleziano che nel 300 d.C. se l’era messa brutta in testa e aveva deciso di farci fuori tutti. Certo rischiavo grosso ad andare in giro di notte da sola come A Girl Walks Home Alone at Night, e infatti alla fine mi hanno scoperta e mi hanno uccisa proprio il 21 Gennaio, in quella che oggi chiamate Piazza Navona a Roma, eh si, alla fine mi hanno fatto perdere la testa, ah no, adesso il mio cranio si trova esposto in una cappella nella chiesa barocca di Sant’Agnese in Agone sempre nella stessa piazza tanto cara al Borromini, mi ricordo quel giorno come se fosse oggi, avevo solo 12 anni.

Chiesa di Sant’Agnese in Agone in Piazza Navona a Roma

A complicare il tutto si mise pure il figlio del prefetto di Roma, che, avendomi intravista in una delle mie fughe clandestine, si innamorò della sottoscritta e volle a tutti i costi sposarmi, ma, come al solito, aveva fatto i conti senza l’oste e, al mio rifiuto, venni costretta ad incensare agli dei e fui spinta verso il Tempio della Dea Vesta, la protettrice di Roma, che per carità non mi sarebbe dispiaciuto tutto sommato ma purtroppo non corrispondeva con i miei ideali.

A quest’altro mio rifiuto, venni fatta rinchiudere in un postribolo, un postaccio, insomma avete capito, dove però l’unico che osò toccarmi fu un uomo che per questo fu accecato da un angelo bianco, e io mi dispiacqui così tanto che questo riacquistò pure gli occhi per piangere e gridarono al miracolo. E, proprio per questo motivo, fui accusata di magia e fu a quel punto che venni condannata al rogo come una strega.

Ma appena iniziai a sentire il calore dei carboni ardenti, tutto d’un tratto, come per magia, le fiamme si divisero sotto il mio corpo senza neppure sfiorarmi di una virgola e i miei capelli crebbero talmente tanto da coprire ogni parte del mio corpo. E niente, dopo quest’altro miracolo, non ci furono più santi a salvarmi, mi piegarono violentemente la testa su di un masso di pietra, e il boia mi trafisse la gola con la spada, come si fa con gli agnelli al macello. Ecco perché vengo rappresentata come la Dama con Agnellino

Per tante notti venne mia sorella Emerenziana, a piangere tutte le sue lacrime fino a che non venne lapidata, sulla mia tomba sulla Via Nomentana, dove oggi, amici romani, trovate il magnifico complesso di Sant’Agnese Fuori le Mura, comprendente: – i ruderi della Basilica Costantiniana, (IV sec ), una specie di cimitero coperto voluto dalla cara Costanza, la figlia di Costantino del famoso Editto, la quale mi si era davvero affezionata, dopo che l’avevo fatta guarire dalla lebbra apparendole in sogno; – il Mausoleo di Costanza, con la sua pianta centrale e l’ambulacro tutto tappezzato di mosaici con motivi geometrici e scene di vendemmia, chiamato anche il Tempio di Bacco dove fino al 1720 si organizzavano banchetti e festini segreti ma che sono stati proibiti; – e la Basilica di Sant’Agnese detta Onoriana del VII secolo, il cui livello si trova molti metri al di sotto del piano stradale, e per accedervi bisogna scendere 43 lunghi gradini.

Se scendete all’ultimo ripiano della scala, sulla parete sinistra vedrete una lastra marmorea del 357 con un mio ritratto, dove al centro ci sono io da piccola con tutti i miei riccioli e con le braccia aperte, in atteggiamento orante si dice, vestita con la dalmatica, che era la tunica corta e aperta ai lati tanto in voga tra i romani. Ancora oggi mi trovate sotto l’altare maggiore della mia Basilica, dove, sullo stesso altare, ogni anno il 21 gennaio vengono benedetti due agnellini, che non finiscono in tavola ma prendono solo la loro lana che poi sarà tessuta dalle mani di fata delle benedettine di Santa Cecilia in Trastevere per farne i sacri palli, che non sono i gioielli di famiglia… ma addobbi liturgici, e non pensate all’albero di natale…

Jenne Marasco

 

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Notizie su Jenne Marasco

Jenne Marasco
Jenne Marasco nata a Sava dove tutt’ora risiede. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università di Lecce, Indirizzo Storico Artistico. Ha conseguito la maturità scientifica al Liceo De Sancits Galilei di Manduria. Ha lavorato in ambito culturale per Eventi e Festival di Cinema occupandosi di Comunicazione, Ufficio Stampa, Organizzazione, Recensioni di Cinema e di Storia del Territorio. Ha collaborato alla realizzazione di documentari su personaggi di rilievo come il poeti e artisti salentini, e su tematiche storiche dedicate alla memoria. Ha collaborato come assistente alla regia al documentario “Viviamo in un incantesimo” (omaggio a Vittorio Bodini 2014). Ama molto leggere ha la grande passione della scrittura.

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