sabato 09 Novembre, 2024 - 21:06:19

Oggi Sant’Agata – Iside o Demetra, insomma la dea Madre

Andrea Vaccaro, 1635 Museo del Prado, Madrid

Ciao io sono Agata, si quella delle famose minne, i dolcetti ricoperti di glassa bianca con ciliegina che ci compriamo la domenica in pasticceria e che, qui lo dico e qui non lo nego, si usavano anche ai tempi di Iside, Dea Madre della maternità, della fertilità e della magia, e ai tempi dell’altra Dea Madre Demetra, protettrice delle messi dove si usava consumare dei panetti dolci a forma di tette, simbolo di fertilità. Ma tu guarda che coincidenza… .

Le minne di Sant’Agata sono deliziose cassatine a forma semisferica che si preparano a Catania in onore della Santa protettrice della città

Sono di Catania e infatti tutti si ricordano il giorno che a “e 20” passò l’Angelo nel momento in cui mi misero sotto terra, e lasciò dentro il mio sepolcro una lastra di marmo dove si diceva, testuali parole, che io ero anima santa, onore di Dio e liberazione della sua Patria, e infatti non vuoi che a un anno esatto da quel giorno, forze divine sono intervenute a far arrestare niente meno che la lava dell’Etna, che stava invadendo Catania. Anche dal terremoto li ho salvati i miei concittadini che proprio nel giorno 4 febbraio stavano tutti nella cattedrale per festeggiarmi e nel crollo della cattedrale morirono monaci, vescovi e tutti li filistei e il terremoto finì soltanto quando finalmente si decisero a prendere il mio velo e a portarlo in giro, che io, che mi ero distratta n’attimo, solo così mi accorsi di quello che stava succedendo e intervenni subito con i miei super poteri.

Lanfranco,Giovanni-St PeterHealing St Agatha -c. 1614

Tutti vi starete chiedendo perché mai si sono accaniti con così tanta ferocia sulle mie tette? La storia è sempre la stessa, praticamente stava quel Decio di un imperatore che non ci poteva vedere a noi cristiani e dovevamo scappare di qua e di là, finché non venni notata da un tipo, un certo Quinziano, brutto come la peste, che si fissò che mi voleva a tutti i costi, che dovevo seguirlo e che dovevo farmela con gli déi pagani, ma quello solo una cosa voleva, sì a parte quella, il mio patrimonio dato che ero di famiglia ricca, che mica non l’avevo capito io a quello. Fui condannata, mi presero e mi portarono prima da una certa Afrodisia che, come dice il nome che è tutto un programma, era una sacerdotessa di Venere e dedita al malaffare, e che a tutti i costi voleva che io seguissi quel Quinziano, minacciandomi in continuazione.

Sebastiano del Piombo, Il martirio di sant’Agata, Firenze, Palazzo Pitti. 1

Poi mi misero in carcere e qui apriti cielo, venni fustigata, seviziata a tal punto che gli venne in mente di strapparmi le tette con le tenaglie, che poi dicono che quelli dell’Isis sono violenti, ma lasciamo stare, e niente quella notte venne a farmi visita quel santo di Pietro che mi consolò e mi guarì le ferite. Non contenti mi sottoposero al supplizio dei carboni ardenti che però non è che sia così divertente come rito purificatore di trasformazione come faceva intendere quel pazzo di Giucas Casella al grido di change, change, change, ma brucia! E infatti alla fine il 5 febbraio, come oggi, non ce l’ho fatta più e me ne sono andata all’altro mondo e arrivederci e grazie.

Eccome mi aspettano grandi grandi i catanesi in questi giorni, portandomi in giro su un barcone barocco tutto decorato e tempestato di garofani rosa che sono i miei fiori preferiti, che anticipava la festa prima di essere lasciato a mare, proprio come avveniva nelle festività isidee. Ma adesso devo scappare che mi stanno aspettando tutti, che mi devono fare la festa!

Jenne Marasco

 

 

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Notizie su Jenne Marasco

Jenne Marasco
Jenne Marasco nata a Sava dove tutt’ora risiede. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università di Lecce, Indirizzo Storico Artistico. Ha conseguito la maturità scientifica al Liceo De Sancits Galilei di Manduria. Ha lavorato in ambito culturale per Eventi e Festival di Cinema occupandosi di Comunicazione, Ufficio Stampa, Organizzazione, Recensioni di Cinema e di Storia del Territorio. Ha collaborato alla realizzazione di documentari su personaggi di rilievo come il poeti e artisti salentini, e su tematiche storiche dedicate alla memoria. Ha collaborato come assistente alla regia al documentario “Viviamo in un incantesimo” (omaggio a Vittorio Bodini 2014). Ama molto leggere ha la grande passione della scrittura.

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