venerdì 29 Marzo, 2024 - 9:55:32

Oggi si festeggia Santa Genoveffa patrona di Parigi

Hallô je suis Catherine Deneuve, ehm no, je suis Geneviève de Paris, ma tutti mi conoscono come Genoveffa di Parigi, che in celtico significa “dalle bianche guance”, questo anche per via della mia dieta vegetariana perché ho sempre mangiato solo due volte la settimana, il giovedì e la domenica, un pezzo di pane d’orzo e fave bollite, e forse proprio per questo ho sempre avuto visioni e fatto profezie che poi però si sono davvero avverate, lasciando tutti a bocca aperta.

Sono sempre stata una ribelle testarda e, niente, ho sempre preferito la libertà della vita ascetica e compagnia bella, alla soggezione e ai ricatti della vita matrimoniale da “che barba che noia”, e all’età in cui le mie coetanee venivano date in moglie, e frequentemente morivano assai giovani di parto o restavano presto vedove, io ho semplicemente scelto la vita!

Sta di fatto che, quando i miei genitori non ci sono stati più, io sono comunque rimasta la padrona di casa mantenendo, benché donna, il diritto di assumere tutte le responsabilità pubbliche che erano tradizionali nella mia famiglia e tutti mi portavano rispetto e, all’epoca, non era cosa da niente.

Sono famosa per essere la patrona di Parigi, la città dell’amore, la città dove tutto è possibile, la città dove ho visto gente e fatto cose, tipo salvarli dall’invasione degli Unni di Attila, il Flagello di Dio, nel 451 al grido di “Vive la Resistance”, e tipo salvarli ancora nel 457 dall’assedio di Meroveo prima, terzo re dei Franchi, e del figlio Childerico I dopo, che alla fine conquistò la città e a cui stavolta non mi opposi perché avevo previsto che quella dinastia avrebbe contribuito a diffondere la fede cristiana fra i barbari, il che avrebbe fatto comodo a tutti. P.S. Nel 481 il figlio e successore di Childerico, Clodoveo I, fondatore della dinastia dei merovingi, grazie al mio zampino, liberò i prigionieri e nel 496 si convertì al Cristianesimo, riconoscendo l’autorità del papa. Quindi ci avevo visto lungo. Ma l’assedio fu talmente distruttivo che portò una grande carestia tra la gente che non aveva più pane per i suoi denti e fu così che intervenni io anche questa volta e, con i miei super poteri, guidai sulla Senna un gruppo di undici battelli fino a Troyes e, passando di città in città, ottenni in dono dai mercanti un gran carico di grano, che riportai a Parigi, salvando così gli abitanti dalla fame ed ero talmente preoccupata che il grano fosse distribuito equamente a tutti, che mi misi io stessa, nella mia casa, a cuocere il pane per i poveri.

Fu così che diventai famosa e la mia fama si era talmente diffusa che alcuni mercanti parigini, che erano andati fino in Asia e che avevano visitato quel gran guru di San Simeone Stilita, raccontarono che il santo, che non mi conosceva, ma che aveva avuto una particolare rivelazione divina su di me, aveva addirittura chiesto a questi di portarmi i suoi saluti! Da non credere…

A quel tempo vivevo già ritirata in un rifugio in collina, su quella che ancora oggi si chiama la Montagne Sainte Geneviève, nel Quartiere latino e là passavo intere giornate e settimane in stretta solitudine, e mi ero anche data la regola di non uscire dalla mia celletta ogni anno dall’Epifania fino al Giovedì santo, insomma mi ero auto imposta una specie di letargo, un po’ come quella gran gnocca di Proserpina che passava i mesi invernali sottoterra. Una volta, una pettegola che non si faceva i fatti suoi, ebbe la sfacciataggine di spiarmi dal buco della serratura, per vedere che cosa stavo facendo, ma appena appoggiò l’occhio alla porta, restò subito accecata. Riebbe la vista solo quando, alla fine della Quaresima, uscita dal letargo, le ho concesso la grazia di farle un segno di croce sugli occhi. Curiosity killed the cat!
Mi si riconosce perché ho una candela, un giglio e pane di grano. Mi trovate nell’Abbazia di Santa Geneviève a Paris. Au revoir!

Jenne Marasco

 

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Notizie su Jenne Marasco

Jenne Marasco
Jenne Marasco nata a Sava dove tutt’ora risiede. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università di Lecce, Indirizzo Storico Artistico. Ha conseguito la maturità scientifica al Liceo De Sancits Galilei di Manduria. Ha lavorato in ambito culturale per Eventi e Festival di Cinema occupandosi di Comunicazione, Ufficio Stampa, Organizzazione, Recensioni di Cinema e di Storia del Territorio. Ha collaborato alla realizzazione di documentari su personaggi di rilievo come il poeti e artisti salentini, e su tematiche storiche dedicate alla memoria. Ha collaborato come assistente alla regia al documentario “Viviamo in un incantesimo” (omaggio a Vittorio Bodini 2014). Ama molto leggere ha la grande passione della scrittura.

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