martedì 10 Dicembre, 2024 - 23:55:06

OPERAZIONE DI CONTRASTO ALL’ECOCRIMINALITÀ AMBIENTALE IL FIUME GALESO RESTITUITO ALLA COLLETTIVITÀ

Nell’odierna mattinata i militari della Guardia Costiera con il concorso del personale della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Taranto hanno eseguito un’importante operazione di polizia giudiziaria ambientale nei pressi del fiume Galeso rientrante nell’habitat lagune costiere del Mar Piccolo, nonché costituente ambiente prioritario per la direttiva habitat 92/43/CEE del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica ed assoggettato a numerosi, altri vincoli ambientali e paesaggistici nonché geomorfologici, idrogeologici, botanici e culturali.

L’intensa e capillare attività investigativa e di monitoraggio condotta per settimane dagli uomini della Guardia Costiera, ha consentito di portare alla luce una conclamata attività di abusivo sfruttamento e di degrado ambientale di detto sensibile habitat naturalistico, di fatto trasformato in un vero e proprio approdo stanziale per decine e decine di natanti sprovvisti di qualsivoglia autorizzazione.

Nell’ambito, dunque, di un’area di specchi acquei e relative aree di sedimi di complessivi 2.500 mq circa di estensione, in parte intestata alla Provincia di Taranto e in parte appartenente al demanio marittimo dello Stato, i militari della Guardia Costiera con il prezioso contributo della Guardia di Finanza hanno posto sotto sequestro un ingente numero di unità nautiche di varie dimensioni che abusivamente risultavano occupare l’intero letto de fiume e la relativa foce, nonché vari manufatti e strutture di ormeggio.

In particolare, all’interno del Fiume Galeso, appartenente al demanio idrico, sono state sottoposte a sequestro un totale di n. 41 (quarantuno) imbarcazioni e relativi corpi morti, nonché 12 passerelle in ferro destinate a strutture di ormeggio per violazione dell’articolo 734 Cod. Pen. (Distruzione o deturpamento di bellezze naturali)
Nelle aree di sedime di competenza gestoria della provincia di Taranto sono state, invece, posti sotto sequestro per violazione sempre dell’art. art. 734 Cod. Pen. (deturpamento) e degli articoli artt. 336-339bis Cod. Pen. (invasione di suolo pubblico) n. 33 (trentatré) natanti, nonché n. 6 (sei) strutture/container contenenti materiale da pesca e n. 1 (una) freschiera utilizzata dal custode degli ormeggi.

Una ulteriore struttura in legno di 50 mq insistente sul demanio marittimo utilizzata quale ricovero per attrezzi e dimora del custode, insistente sul pubblico demanio marittimo, è stata anch’essa sottoposta a misura cautelare reale per abusiva occupazione e deturpamento di belle naturali.

Due le persone deferite all’Autorità giudiziaria, unitamente ai proprietari delle unità da diporto complessivamente sequestrate (74 settantaquattro), in corso di identificazione.

L’operazione condotta, altresì, con il supporto tecnico di funzionari del Servizio Demanio Marittimo e del Settore Patrimonio del Comune di Taranto, che avvieranno tutte le necessarie e prescritte procedure per la completa bonifica del fiume e di rimissione in pristino stato dell’intera area circostante, si inserisce nell’ambito di una più ampia e strutturata attività di monitoraggio ambientale condotta dalla Guardia Costiera anche in stretta cooperazione interistituzionale con altri organi di polizia giudiziaria volta al ripristino del delicato equilibrio ecosistemico/ambientale di territori di per sé caratterizzati un alto indice di criticità sistemica e che continuerà senza sosta a salvaguardia e tutela di valori primari costituzionalmente protetti al fine di contrastare in maniera sempre più incisiva al fine di contrastare e reprimere ogni tentativo di spoliazione e aggressione da parte dell’ecocriminalità organizzata.

“Attraverso questa operazione lo Stato si riappropria del territorio”

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