giovedì 12 Dicembre, 2024 - 22:39:20

IL CISTO (“MUCCHIU”) NELLA TRADIZIONE

Cistus creticus

La pianta del cisto, tipica della macchia mediterranea e della gariga, è conosciuta, in Salento e in tutta la Puglia, soprattutto perchè sotto la sua chioma ospita un fungo molto apprezzato nella tradizione locale, il Lactarius tesquorum detto, nei vari dialetti, “amarieddhu”, “mucchiarieddu”, “mucchiarùlu”, “marieddhu” etc. I termini “mucchiarieddu”, “mucchiarulu” sono riferiti proprio alla pianta “ospite”, che nei nostri dialetti si chiama mucchiu. Come vedremo, “mucchiarulu” era detto anche il raccoglitore di cisto.

E’ un piccolo arbusto sempreverde, appartenente alla famiglia delle Cistaceae.

In Puglia sono comuni allo stato spontaneo: Cistus creticus (subsp. creticus, eriocephalus), Cistus monspeliensis, Cistus salvifolius.

Il nome deriva dal greco kístis (vescica), in riferimento alle capsule che racchiudono i semi.

Ha proprietà immunostimolanti, antinfiammatorie, antirughe, antimicotiche, antistress, antitosse.

Questa pianta ha una lunga tradizione come medicinale: Plinio la consigliava, unita a vino, come rimedio contro il sonno.

Per Dioscoride i fiori del cisto bevuti nel vino sono rimedio ai flussi dissenterici e sanano le ulcere. Anche per Galeno, sanano “i flussi dissenterici, le debolezze, i flussi stomacali; impiastrati, sanano le ulcere putride”.

I contadini pugliesi usavano il cisto come legna da ardere, specialmente per i forni, ed esisteva una specifica figura, detta in alcune zone del tarantino “mucchiarulu” che raccoglieva e vendeva fascine di cisto ai fornai.

Cistus salvifolius

Per uso esterno, nella medicina popolare salentina si utilizzava il decotto di cisto (bollito insieme a camomilla, urina e succo di limone) per la cura dei geloni.

Inoltre, si utilizzava la parte aerea della pianta per preparare decotti finalizzati a curare, sempre per uso esterno, le ferite degli animali da soma.

L’ ingestione di due tazze al giorno di decotto di cisto era utilizzata invece per la cura degli eczemi: si utilizzavano 10 gr. della pianta in 100 gr. di acqua.

Dal cisto si ricava un balsamo resinoso detto ladano (in greco lëdanon, in arabo ladan), molto usato in profumeria.

Il Ladano o Labdanum è una sostanza aromatica molto utilizzata nel mondo antico, e consiste in una resina gommosa utilizzata per secoli come ingrediente di profumi e come incenso, ma soprattutto come medicinale per combattere infezioni, tosse, reumatismi, disturbi intestinali e mestruali. Gli antichi greci estraevano la resina per i sopradetti scopi medicinali, e il metodo di estrazione che utilizzavano era singolare: portavano le capre al pascolo in mezzo ai cespugli di cisto, e la resina appiccicosa della pianta restava attaccata al manto degli ovini. Dopo che gli animali erano stati tosati, il pelo raccolto veniva posto in acqua bollente per separare la resina intrappolata. Oggi esistono altre tecniche estrattive, tuttavia nelle isole greche, e in particolare a Creta, esistono ancora coltivatori che raccolgono il Ladano con un arnese simile a un rastrello, dotato di lunghe strisce di pelle che vengono passate sui cespugli. La resina aderisce su queste strisce, e viene poi tolta manualmente.

Secondo l’egittologo Percy Newberry, la barba posticcia di Osiris e dei vari faraoni rappresentava il pelo della capra intriso di ladano, e lo stesso scettro di Osiris, che in genere viene interpretato come un flagello da trebbiatura o come un flabellum (ventaglio ad uso liturgico, e destinato a tenere lontani gli insetti) era in realtà uno strumento per raccogliere la resina, simile a quello utilizzato ancora oggi a Creta.

Rastrello usato per raccogliere ladano (Tournefort, 1718,Voyage du Levant)
Osiride

Il ladano sarebbe menzionato anche nel libro della Genesi, in due passaggi (37:25 e 43:11): la parola loth (“resina”) ivi contenuta, viene generalmente interpretata come riferita al ladano.

Alcuni studiosi sostengono che il misterioso onycha, un ingrediente dell’ incenso (ketoret) menzionato nell’Antico Testamento (Esodo 30: 34–36), era in realtà ladano.

Sulle radici del cisto vivono da parassiti l’ ipocisto comune (Cytinus hypocistis) e l’ ipocisto rosso (Cytinus ruber), piccole piante perenni commestibili e utilizzate in medicina per curare la dissenteria e frenare le emorragie. L’ipocisto è citato nel Dioscoride del Mattioli come farmaco che “bevuto o messo nei clisteri ristagna i flussi stomacali e dissenterici; giova a gli sputi del sangue e ai flussi delle donne”.

 

Ipocisto, raffigurazione botanica
Cytinus hipocistis

Cytinus ruber

Lactarius tesquorum, il fungo che cresce sotto il cisto

 

Cistus creticus
Cistus monspeliensis

Gianfranco Mele

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Concetta Mele, Piero Medagli, Rita Accogli, Leonardo Beccarisi, Antonella Albano, Silvano Marchiori, Flora of Salento (Apulia, Southeastern Italy): an annotated checklist, gennaio 2006

Domenico Nardone, Nunzia Maria Ditonno, Santina Lamusta, Fave e favelle, le piante della Puglia peninsulare nelle voci dialettali in uso e di tradizione, Centro di Studi Salentini, Lecce, 2012

Antonio Costantini, Marosa Marcucci, Le erbe le pietre gli animali nei rimedi popolari del Salento, Congedo Editore, 2006

Elisa Carnevale, Cistus incanus: dalla tradizione greca un potente immunostimolante, inherba.it, ottobre 2019

Percy E. Newberry, The Shepherd’s Crook and the So-Called ‘Flail’ or ‘Scourge’ of Osiris, The Journal of Egyptian Archaeology, 15, 1929

A. Lucas, Cosmetics, Perfumes and Incense in Ancient Egypt, The Journal of Egyptian Archaeology, 16 , 1930

H.J. Abrahams, Onycha, Ingredient of the Ancient Jewish Incense: An attempt at identification, Econ. Bot. 33, 1979

Pietro Andrea Mattioli, Discorsi nei sei libri di Dioscoride Pedacio Anazarbeo Della materia medicinale, Venezia, Pezzana, 1744

Gianfranco Mele, Lu Mucchiarieddu” (Lactarius tesquorum Malençon): commestibile nella storia e nella tradizione locale ma non inserito nelle liste “ufficiali” dei funghi commestibili, La Voce di Maruggio, 21 dicembre 2019

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Notizie su Gianfranco Mele

Gianfranco Mele
Sociologo, studioso di tradizioni popolari, etnografia e storia locale, si è occupato anche di tematiche sociali, ambiente, biodiversità. Ha pubblicato ricerche, articoli e saggi su riviste a carattere scientifico e divulgativo, quotidiani, periodici, libri, testate online. Sono apparsi suoi contributi nella collana Salute e Società edita da Franco Angeli, sulla rivista Il Delfino e la Mezzaluna e sul portale della Fondazione Terra d'Otranto, sulla rivista Altrove edita da S:I.S.S.C., sulle riviste telematiche Psychomedia, Cultura Salentina, sul Bollettino per le Farmacodipendenze e l' Alcolismo edito da Ministero della Salute – U.N.I.C.R.I., sulla rivista Terre del Primitivo, su vari organi di stampa, blog e siti web. Ha collaborato ad attività, studi, convegni e ricerche con S.I.S.S.C. - Società Italiana per lo Studio sugli Stati di Coscienza, Gruppo S.I.M.S. (Studio e Intervento Malattie Sociali), e vari altri enti, società scientifiche, gruppi di studio ed associazioni.

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