sabato 27 Luglio, 2024 - 3:56:30

Sulla litoranea ionica le torri di Borraco e San Pietro in Bevagna

Percorrendo la litoranea Taranto – Porto Cesareo, dopo poco meno di 6 km. da Campomarino di Maruggio, si trova “Torre Borraco”. ( Restaurata nel 2012.   É la piccola impresa portata a termine da tre architetti baresi: Lorenzo Netti, Gloria Valente e Vittorio Carofiglio, che hanno guidato il restyling di Torre Borraco).

Questa torre, citata nella cartografia ufficiale sin dal XVII secolo è in agro di Manduria, località “Bocca di Boraco”. Comunica ad est con la Torre di S. Pietro ed a ovest con la Torre Moline. Il Marciano la indicava «a miglia quattro dalla “Torre de’ Molini”».

Il Caprara, sostiene: «Già nel 1220, infatti Federico II, per porre argine alle continue incursioni dei corsari che, sbarcando a Porto Cesareo, uno dei luoghi più esposti alle loro scorrerie, sistematicamente saccheggiavano il fertile entroterra, aveva costruito […] e fatto restaurare numerose torri con la duplice funzione di vedetta e di baluardo di difesa». Che l’imperatore ci tenesse più della Di Bello alle torri è noto a tutti. Successivamente a quel periodo furono costruite le torri di Monte dell’Ovo e quella di Burraco (o “Borraco”).

«Quest’ultima, poi, ora di proprietà D’Ayala, era di grande importanza strategica poiché posta a guardia delle fonti di acqua dolce, tuttora esistenti, che erano un richiamo per molte imbarcazioni di passaggio. In quell’epoca i vascelli avevano, infatti, necessità di approvvigionarsi molto spesso di acqua e quindi queste fonti, poste in un luogo facilmente accessibile, erano un continuo irresistibile richiamo per le imbarcazioni turche sia per fare riserva di acqua, sia per la speranza di trovarvi imbarcazioni ferme all’ancora da poter facilmente depredare» (D’Ayala in “Maruggio”).

“Torre Burraco” poggia su un banco di roccia. È stata costruita in conci di tufo. È provvista di beccatelli. È rilevabile un ingresso, una cisterna, un deposito. Costituiva unico ambiente con volta a botte. Torre del XVI secolo, «quella di Burraco venne così costruita su base quadrata tronco piramidale con tre caditoie per lato con la caratteristica particolare di due feritoie basse su ogni lato e dal centro dei barbacani centrali. Tra i caporali torrieri si ricordano Francesco Grazia (1583), Vito Antonio di Lauro (1685), gli Invalidi nel 1777» (Filomena, in “Maruggio Antica”).

Più avanti alla “Torre Burraco” si arriva a S. Pietro in Bevagna, ove insiste il famoso Tempio dedicato al Santo, perché è in questa località, si narra che Egli venendo dal lontano oriente sbarcò e vi celebrò la prima messa. Il Tempio si trova ai piedi di una solidissima torre detta, appunto, “Torre San Pietro in Bevagna”. Chiesa e torre, distanti 200 metri dalla costa e poste a 4 metri sul livello del mare, appartengono al Comune di Manduria.

Secondo il Coco, la Torre di San Pietro in Bevagna «fu innalzata dai Monaci del Monastero di S. Lorenzo d’Aversa verso la fine del XV secolo, per deposito di biade e per residenza del direttore della Grancia». Acquistata dalla Regia Corte nel 1578, presente nella cartografia del Regno dopo l’anno 1569, sembra sia stata edificata intorno al 1575; per cui la datazione fissata dal Coco sarebbe sospetta e, quindi, discutibile.

Il Marciano, unico autore del XVII secolo che possa vantare di aver messo in luce la Provincia di Terra d’Otranto in quei secoli (il suo manoscritto, infatti, risale al 1656), nel descrivere il «sito e i luoghi marittimi, che sono tra Taranto e Gallipoli», narra che «Indi miglia quattro [da Campomarino, ndr.] vi è la Torre e il fiumicello di Barraco, il quale nasce da due bocche poco l’una dall’altra distante sotto certe pietre mezzo miglio infra le mura, dalle quali si formano due ruscelli, che si uniscono vicino al mare formando la figura della lettera Pittagorica Y, molto fertile e fecondo di anguille saporosissime.

Più avanti miglia due di spiaggia si arriva alla Torre e fiume di S. Pietro della Vagna coll’antico e famoso Tempio ove S. Pietro la prima volta venendo d’Oriente sbarcò in Italia e vi celebrò la prima messa.

Fu questo Tempio edificato circa gli anni di Cristo 975 da Andrea arcivescovo Oristano e Brindisino, e dedicato agli apostoli Pietro, Andrea e Marco, in memoria dell’arrivo di S. Pietro, e della sua celebrazione della messa in questo luogo, come si raccoglie da un’antica e guasta iscrizione d’una pietra posta sull’altare del Tempio, come altrove nel 1. libro si è detto.

Si vede oggi questo Tempio sotto di una grande e fortissima Torre che guarda la marina, edificata nel tempo di Filippo II Re di Spagna. Avanti la porta di esso Tempio il medesimo arcivescovo Andrea tace mettere i seguenti quattro versi, ne’ quali sono indicate le indulgenze grandi, che in essa si guadagnano ogni volta che viene essa chiesa dai fedeli visitata, particolarmente ne’ sabati di quaresima, e ne’ tre primi giorni di aprile in memoria del santo sacrificio della messa ivi dall’apostolo Pietro, addì tre di aprile celebrato; ne’ quali giorni vi concorre una moltitudine di gente di tutti i luoghi convicini, e vi si fa una mediocre fiera.

I quali versi si leggevano prima che fosse fatta la Torre e sono questi come oggi vi si leggono: «Tres, Petrus, Andreas, Marcus, in nomine Christi / Sunt hujus Templi factores firmiter isti / Qui huc accedit, acquirit praemia tanta / Quanti sunt Romae pedes, et cinera sancta. (…)».

La torre è di forma poligonale, detta “a cappella di prete”. Essa è posta su terreno sabbioso perché, abbiamo detto, vicinissima al mare. Ad essa, all’inizio di questo secolo, è stato addossato il fabbricato della chiesa, oggi meta di numerosi pellegrini.

Provvista di caditorie e di archibugiere angolari (“a tiro incrociato”) questa torre ha subito diversi rimaneggiamenti nel corso dei secoli. In essa si accede con una scala, sotto la cui rampa è stato ricavato un piccolo vano. I locali, in discreto stato di conservazione, sono voltati a “botte”.

La tecnica di costruzione adottata è simile alle altre fortificazioni costiere trattate su queste pagine. Dopo aver detto, infatti, della “Torre dei Molini”, di “Torre Monte dell’Ovo”, della “Torre Borraco” e di quella di “San Pietro in Bevagna”, appuntamento «[…] a cinque miglia ci attende la salina di Casal novo, e la Torre della Calimena, nella cui drittura da circa miglia tre infra terra è la Terricciola della Veterana (Avetrana)».

Tonino Filomena

 

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