venerdì 17 Maggio, 2024 - 14:09:35

Le interviste dell’EINAUDI I ragazzi dell’Einaudi intervistano l’attrice VALENTINA CORTI

Da quanto tempo svolge questa professione, lo fa con piacere?

Ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo della recitazione quando avevo circa diciotto anni e all’età di venti anni ho realizzato il mio desiderio di diventare un’attrice; quindi ho iniziato il mio percorso formativo, facendo la gavetta e continuando, ruolo dopo ruolo, a partecipare a progetti importanti: serie tv, fiction, film, teatro. Si, certo, lo faccio con enorme piacere, per me è una grande passione il cinema, interpretare personaggi e quindi utilizzare quello che è il mio strumento per emozionare il pubblico.

Cosa ne pensa dell’allontanamento dei giovani dal cinema? Ora abbiamo diversi modi per guardare un film, ma restandocene comodamente in casa, secondo lei questa è una causa dell’allontanamento?

Non saprei perché forse è un po’ una generalizzazione pensare che i giovani non vadano più al cinema, c’è sicuramente una crisi di presenze nelle sale per via di molteplici fattori e sicuramente adesso c’è un diverso modo di fruire del mezzo audiovisivo, differente rispetto ad anni fa, però io ritengo che l’esperienza del cinema sia profondamente diversa dalla visione a casa, sul divano. C’è una soglia di attenzione completamente diversa tra vedere un film al cinema ed entrare a far parte della storia e vedere un film a casa, con tutte le distrazioni che ci sono.

Adesso, inoltre, le televisioni riproducono quasi totalmente lo schermo gigante come se fosse un cinema; ma ciò non sarà mai paragonabile all’esperienza in sala, le persone, l’atmosfera che ti avvolge è completamente diversa.

Secondo me le cause dell’allontanamento non possono essere imputabili alla nascita delle piattaforme, credo che sia un discorso, anche, di offerta al pubblico, perché negli ultimi anni si è investito tantissimo sulle serie tv che propongono delle storie molto interessanti con dei budget molto importanti e il pubblico si affeziona ai personaggi, perché c’è una fidelizzazione e il film di un’ora e mezza o due ore, che siano, non provocherà mai questo effetto; quindi secondo me il discorso è molto più ampio rispetto alle cause dell’allontanamento.

Lei ha interpretato diversi film, qual è stato quello che l’ha coinvolta di più emotivamente?

Così a pelle mi viene da dire che uno dei ruoli a cui tengo particolarmente e che mi ha emozionata molto è quello interpretato nella serie televisiva: “ALTRI TEMPI”, dove interpreto questa giovane ragazza, Adele, che scopre la sua origine e la verità su sua madre, inoltre c’è un viaggio introspettivo che lei fa per la scoperta della verità che trasforma il suo modo di vivere. E ricordo che ogni volta che leggevo la sceneggiatura mi provocava molte emozioni che mi hanno portata molto ad empatizzare con il mio personaggio.

Nel film: “La sabbia negli occhi” interpreta un ruolo molto complicate e delicato. Lo ha interpretato con facilità?

Sì, sicuramente è un ruolo molto complesso ed articolato ed ovviamente non è stato facile interpretarlo, anche perché ho dovuto interpretare una donna che esiste realmente e infatti mi sono confrontata con la vera Beatrice, che nella vita reale si chiama Lucia.

Lei è una donna affetta dalla Sindrome di Sjögren, una donna che ho conosciuto, con la quale ci ho parlato e logicamente, conoscendo la storia e tutte le dinamiche che riguardavano la sua convivenza con questa malattia, il ruolo interpretato ha avuto un peso diverso rispetto a tutti gli altri personaggi interpretati nella mia carriera e caratterizzati da finzione. Proporre una storia di una donna che ho conosciuto in carne e ossa, ha avuto per me un impatto diverso sul modo di interpretare il personaggio; quindi sì, chiaramente è stato molto coinvolgente sia dal punto di vista fisico che emotivo, fisico perché appunto, questa malattia, è molto invalidante e crea una serie di problemi di salute, agli occhi e ai vari organi. E quindi non è stato semplice riproporre anche fisicamente quel dolore e quella secchezza negli occhi.

E’ una malattia sconosciuta e rara, che in qualche modo l’ha tagliata fuori da tutto e da tutti; Lucia si è isolata. E questo accade in maniera ricorrente, purtroppo, per chi si trova ad affrontare questo tipo di patologie, il non sentirsi capiti, il sentirsi soli; infatti lei è sposata con un uomo che non riesce a capire che cosa abbia sua moglie, la abbandona e la tradisce.

Si trova da sola ad affrontare tutte le difficoltà e qui non c’è una cura, non ci sono farmaci, non c’è nulla, solo tanta solitudine; ma poi viene aiutata da un suo collega da sempre innamorato di lei, che cercherà di farla reagire in tutti i modi. Vediamo, nel corso del film, questa donna che piano piano sfiorisce, perde l’amore per la vita e dal punto di vista emotivo c’è un carico di dolore molto profondo.

Intervista a cura di Beatrice Spada (V A FM)

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