sabato 05 Ottobre, 2024 - 12:06:07

Una scuola per far cultura. L’istituto Casalini di San Marzano nel tarantino in Puglia, Centro per la Arberia

Quando si parla di progetto culturale applicato alle comunità di eredità etnoantropologica e linguistica di matrice “albanofona” bisognerebbe, immediatamente, guardare all’Istituto Casalini di San Marzano di San Giuseppe in provincia di Taranto per comprendere le potenzialità che una scuola possiede in campo culturale tout court. Infatti è una scuola riferimento per tutta l’Italia per la tipologia progettuale che sviluppa anche in tempi difficili come quelli attuali. Cosa è la Arberia? È il primo interrogativo importante.

Abitare i luoghi dell’Arberia, o di ciò che è stato contesto in cui la cultura Arbereshe, ha avuto un ruolo storico ed etnico importante, significa anche leggere, attraverso il paesaggio, i luoghi, le strutture artistiche, le arti e la “parlata”, un modo di essere in quell’incrocio tra Adriatico e Mediterraneo. Sempre più occorre interpretare il territorio o i territori all’interno di una visione in cui il bene culturale rappresenti una geografia sia reale che metaforica in un intreccio tra identità e contaminazione.

I fatti recenti che hanno riguardato il Mediterraneo sono una chiave di lettura che dovrebbe permetterci di ritornare ad un dialogo tra i popoli e le civiltà. L’Arberia è una geografia fisica e reale ma è soprattutto una geografia dell’essere.

Tra le comunità dell’Arberia la comunità di San Marzano costruisce una cerniera di culture ma anche di relazioni tra la stessa Albania, il Regno di Napoli e il Mediterraneo (con particolare attenzione ai Paesi della linea meridiana del Nord Africa. Arberia come intaglio storico nelle realtà moderne. L’esempio di San Marzano mi sembra, all’interno della storia dei paesi Italo Albanesi, un territorio di “frontiera”. Ma deve anche avere la capacità e la forza di essere presente nel dibattito tra i vari Mediterranei.

San Marzano di San Giuseppe è una realtà nella storia e nella geografia delle culture dell’Arberia. L’Arberia non è solo un tessuto territoriale o una geografia dentro la quale si misurano i limiti di una realtà storica e culturale. L’Arberia non circoscrive più confini e neppure definisce luoghi o eredità o addirittura appartenenze. E neppure definisce soltanto comunità all’interno di una dimensione nazionale.

Ormai il concetto di Arberia è molto più esteso e si incentra anche in una visione in cui storia, letteratura, tradizione, rito sono interazioni in una dimensione di una cultura che diventa sempre più immateriale. Eppure l’Arberia insiste come territorio. San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto, costituisce un punto di riferimento all’interno delle comunità Italo – albanesi.

C’è un territorio reale che è quello dell’asse geografico che racchiude le comunità italo – albanesi ma c’è, altresì, un immaginario che spazia in un tempo che è quello di un popolo in fuga verso l’Occidente. Un popolo che ha vissuto la diaspora e continua a vivere (almeno fino a qualche anno fa era più accentuato) di fughe.

Questo popolo albanese che è stato attraversato dai viaggi della disperazione in nome di una difesa di un Oriente che viveva la cristocentricità attraverso un rito profondamente bizantino ha trovato nel Regno di Napoli (in quello che è stato il Regno di Napoli) un modello di civiltà che ha saputo ben accettare e accogliere sia le istanze culturali che le emergenze storiche (tranne alcuni casi particolari che richiamano ad una intolleranza da parte del mondo ecclesiastico di allora).

La dimensione geografica dell’Arberia è dentro la storia di un Regno di Napoli sempre più proteso ad un incontro tra i Paesi dell’Occidente e quelli dell’Oriente grazie ad una lettura articolata di un Mediterraneo che resta costantemente una cerniera tra le culture. San Marzano è una comunità cerniera tra Occidente ed Oriente nell’espressione delle culture Italo – albanesi. Questo lo si deve alla sensibilità della Amministrazione comunale guidata dall’ottimo sindaco Giuseppe Tarantino e dalla Scuola diretta magistralmente da Maria Teresa Alfonso, riferimento pedagogico scolastico per una Scuola che vuole fare cultura seria nel territorio e oltre.

Su quattro elementi di base si rappresenta l’Arberia, ed è il caso di San Marzano, e si consolida come fenomeno identitario: la lingua (che resta il dato centrale perché una comunità che ha perso la sua koinè è soggetta ad una costante distrazione identitaria e non ha possibilità di tramandare quei segni e quei simboli che solo la parola può sottolineare e trasmettere), il rito (quindi la religiosità), la tradizione (i fenomeni legati ad elementi propriamente antropologici), l’arte e la letteratura (che costituiscono un unico percorso: almeno dovremmo poterlo leggere come un percorso di integrazione tra l’immagine e l’oralità).

In fondo l’Arberia è costituita dalle comunità (circa 50 distribuite in sette Regioni centro – meridionali: Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise) che abitano proprio quel territorio che ha come riferimento una dichiarazione di civiltà. Mi riferisco alla costante grecità mai venuta meno in un collegamento tra il Regno di Napoli e i Paesi frontalieri nel versante Adriatico.

L’Albania è l’Adriatico che entra nel Mediterraneo. O meglio: è l’Oriente, con la sua storia musulmana, con la presenza islamica (che non vuol dire anticristianità) che penetra lo spirito occidentale e cristiano. L’Albania è realmente il Paese delle contraddizioni. Ma non sempre le contraddizioni sono da ritenersi negative. Sono nella consapevolezza di una maturità in cui la cultura si definisce come prioritario messaggio di un incontro.

L’Arberia oggi si presenta con delle manifestazioni che non possono essere eluse da uno sguardo attento. Da una parte c’è la sicurezza di una integrazione ben consolidata nei secoli (e fortemente voluta da Giorgio Castriota Scanderbeg vissuto tra il 1405 e 1468) e dall’altra ci sono elementi di eredità che possono essere considerati dei codici di una appartenenza che oggi si lascia leggere sotto un profilo che è soltanto antropologico.

Credo che l’effetto antropologico si dipana come valenza di una tutela di un patrimonio ma è naturale che questo riferimento prettamente etnico (l’etnia è il portato della memoria di un popolo che resta tale solo se riesce a difendersi come civiltà e quindi come necessità di radici) non può reggersi senza il trasporto della lingua. Ma sono due capisaldi di una cultura che insiste in un vocabolario in cui il sentimento dell’immateriale è fondamentale nonostante che l’effetto antropologico sia da rintracciarsi anche nelle forme dell’oggetto.

Come mantenere viva la testimonianza culturale del territorio che passa sotto il nome di Arberia? San Marzano sa molto bene come inserirsi nei processi di valorizzazione. I quattro punti evidenziati (la lingua, il rito, la tradizione, l’arte – letteratura) sono la prospettiva non solo di una appartenenza che resta dentro l’eredità culturale di un territorio ma costituiscono un modello di tutela. In virtù di ciò l’Arberia è patrimonio non solo culturale ma è da considerarsi come patrimonio di una umanità soprattutto in un legame tra Oriente ed Occidente.

Ciò premesso va detto che l’Arberia è dentro quel dialogo tra cultura latina e storia bizantina. Definendo questi presupposti non solo si tutela la storia ma si valorizza una eredità in quel Regno di Napoli che è sempre più, al di là delle metafore, che è Mediterraneo. Proprio su questa linea si attesta il percorso identitario di San Marzano. Comunità Arbereshe sulla linea meridiana di un Mediterraneo che include e mai esclude. La lingua o le lingue, la tradizione, le visioni etno – antropologiche pongono un raccordo tra le tre civiltà quella Greco – latina, quella bizantina – cristiana – ortodossa, quella araba – islamica. Proprio intorno a queste dimensione il Mediterraneo diventa sempre più centralità in un intreccio in cui culture, eredità e appartenenze sono il filo che lega la storia al presente. Abbiamo bisogno di recuperare questo filo per tessere una realtà di contaminazioni e di vissuti in cui le stesse contaminazioni vanno certamente vissute e comprese ma anche abitate. La scuola di San Marzano, ovvero l’Istituto comprensivo Casalini resta ed è esempio di progettualità culturale anche in questa particola temperie. In primo piano tra scuola, apprendimento e forza di progettualità culturale. L’unica nel territorio!

Pierfranco Bruni

 

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Notizie su Pierfranco Bruni

Pierfranco Bruni
E' nato in Calabria. Ha pubblicato libri di poesia (tra i quali "Via Carmelitani", "Viaggioisola", "Per non amarti più", "Fuoco di lune", "Canto di Requiem", "Ulisse è ripartito", "Ti amero' fino ad addormentarmi nel rosso del tuo meriggio"), racconti e romanzi (tra i quali vanno ricordati "L'ultima notte di un magistrato", "Paese del vento", "Claretta e Ben", "L'ultima primavera", "E dopo vennero i sogni", "Quando fioriscono i rovi", "Il mare e la conchiglia") La seconda fase ha tracciato importanti percorsi letterari come "La bicicletta di mio padre", "Asma' e Shadi", "Che il Dio del Sole sia con te", "La pietra d'Oriente ". Si è occupato del Novecento letterario italiano, europeo e mediterraneo. Dei suoi libri alcuni restano e continuano a raccontare. Altri sono diventati cronaca. Il mito è la chiave di lettura, secondo Pierfranco Bruni, che permette di sfogliare la margherita del tempo e della vita. Il suo saggio dal titolo “Mediterraneo. Percorsi di civiltà nella letteratura contemporanea” è una testimonianza emblematica del suo pensiero. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Ha ricevuto diversi riconoscimenti come il Premio Alla Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per ben tre volte. Candidato al Nobel per la Letteratura. Presidente Commissione Conferimento del titolo “Capitale italiana del Libro 2024“, con decreto del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano del 28 Novembre 2023.

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